In una inverosimile epoca Medieval-Napoleonica, con sortite nei giorni nostri, Ionesco dà nuova vita a un testo comico e grottesco che trae spunto dal Macbeth Shakespeariano, per sviluppare poi un linguaggio originale.
In azioni rapide, cupidigia e violenza si stringono in un girotondo mortale e gli sciocchi sono vinti dai superbi, che a loro volta diventeranno sciocchi. I personaggi, in Macbett, sono intercambiabili: l’atto politico generato dall’ambizione sbocca nella violenza e viceversa.
Battaglie, incoronazioni, doppie identità scandiscono l’azione, ma il dialogo è stravolto dall’assurdo: i personaggi sono completamente indifferenti agli eventi, che siano di cieca violenza o di ordinaria quotidianità.
E come se niente fosse, la storia e la vita sembrano destinate a un’eterna coazione a ripetere. E’ la tragedia sulla cupidigia del potere, e su come questa sia presente, in forma più o meno occultata, in ciascuno di noi.
Sono gli uomini a regnare sugli avvenimenti o sono gli avvenimenti che regnano sugli uomini?